Stegal67 Blog

Monday, November 24, 2008

Tre settimane di riposo, tre settimane (quasi quattro) di stacco dall’orienteering attivo mi sono servite per rimettere insieme un po’ di energia, ricaricare le batterie e farmi tornare la voglia di sentire il malefico “bip… bip… biiiip!” che accompagna buona parte delle mie domeniche. Energie che ho ricominciato a buttare in un paio di allenamenti tosti giovedì e venerdì (io che non muovevo più un passo di corsa dalla gara alla Pellerina), giusto per presentarmi bello appesantito e bolso alla Due giorni della Brianza.

Diciamo che la gara di sabato la ricorderà come una delle più divertenti a cui ho partecipato quest’anno: una gara in centro storico a sequenza obbligata + una parte score nella quale avrebbe vinto il più veloce a fare i calcoli; la mia categoria doveva raggiungere i 171 punti, non uno di meno, mettendo assieme lanterne da 5, 10, 15 e 40 punti… Il mio freddissimo pomeriggio brianzolo ha avuto inizio all’inseguimento di Attilio, partito 4 minuti prima di me; a mia volta avevo alle calcagna Giorgio “4cats” a 2 minuti e Remo a 4 minuti. Si comincia e subito le gambe non ne vogliono sapere di avanzare ad un ritmo decente! Ecco cosa succede a spararsi due allenamenti tosti nei giorni che precedono la gara.

Il primo giro della gara non mi ha entusiasmato, ma solo perché tutto sommato era abbastanza facile e con qualche lunga tirata, di quelle che mi annoiano un po’ perché sono più un orientista da distanze brevi con tante fermate e ripartenze che da lunghe distanze monotone da runner. Così la mia prima parte di gara è vissuta nel tentativo a) di limare qualche secondo ad Attilio (che nelle due ultime tapasciate mi ha sempre dato la paga e b) di farmi prendere il più tardi possibile da Giorgio e Remo.
A metà giro ho cominciato ad incontrare Attilio in uscita dai punti, prima in senso contrario a distanza di un paio di minuti, poi sempre più vicino. Aggancio in vista alla lanterna 8, cosicché per la lanterna 9 faccio un giro opposto al suo per vedere se riesco a precederlo, cosa che succederà anche solo per una decina di metri. Intanto da dietro vedo arrivare a grandi passi Remo che mi ha preso 3 minuti e mezzo nel primo giro.

La seconda parte di gara è, per me, più spettacolare: il cervello non è sintonizzato sulla strada ma sulla malefica score da 171 punti. Prendo la cartina ed il nugolo di punti risulta più difficile da risolvere di un integrale triplo carpiato! Quale sarà la sequenza migliore? Provo a guardare di qua… di là… non mi aiutano i concorrenti attorno a me che sbuffano ed inanellano sequenze di strafalcioni aritmetici “10… più 15 fa 25… più 15 fa 50…”. Insomma mi tolgo dalla zona del cambio carta e già che ci siamo vado a fare la lanterna più vicina, da 5 punti che non fanno mai male, dove trovo un concorrente seduto su una panchina che sta facendo i conti a penna! Poiché mi accorgo che le due lanterne più lontane, da 40 punti ciascuna, non posso lasciarle indietro perché il regolamento mi permette di scartare in totale 75 punti… beh! tanto vale farle tutte e due e nel frattempo raccattare un’altra lanterna da 10 punti lungo la strada.

Lunga tirata fino alle due suddette lanterne, rientro in paese con subito una lanterna da 15 punti trovata lungo la strada e… e la gara è quasi finita! Mancano 60 punti (più 1 per la lanterna 100) e sono tutti lì attorno a me. Incrocio la gara di Marco Giovannini che vedo molto tonico e reattivo (viaggia ad una velocità per me insostenibile) e raggiungo Massimo Sonzini che partiva a 6 minuti da me; penso che mi abbia battuto, ma poi mi accorgo che praticamente è appena all’inizio del giro score ed esco dal mio penultimo punto un po’ ringalluzzito. Lunga volata verso l’arrivo e mi accingo ad aspettare gli altri: Remo arriva dopo due minuti, ma non ho speranze che abbia sbagliato la sequenza score. Marco invece la sbaglia (o meglio non aveva capito bene il regolamento) e quindi mi trovo incredibilmente al secondo posto in classifica in M35… insomma quanto più la gara è strana tanto meglio mi trovo! Ma in fondo faccio parte del GOK: in fondo eravamo proprio noi GOKchi, in un lontanissimo mattino di Pasqua del secolo scorso, a guidare la staffetta a 5 a Roncegno finché c’era da mettere insieme pezzi di mappa risolvendo gli enigmi e le domande trabocchetto… poi quando anche i giovincelli si misero in moto venimmo tutti quanti asfaltati da un certo Emiliano Corona!!!

Domenica. Si torna a Valli del Pegorino e Cantalupo. Penso che si tratti della carta che meno mi piace in Lombardia, seconda solo alla Brughiera sud… ma in fondo è un Trofeo Lombardia, la gara va onorata e le carte della bassa Brianza sono quelle che sono: valloni scoscesi, fango ghiacciato e rovi ovunque.

E’ il quarto giorno di fila di cimento atletico, e si sente! Eccome se si sente! Per fortuna si sente meno il freddo… i primi punti nei valloni mi fanno pensare tanto ma tanto che stiamo giocando all’”orienteering saponato”: non riesco a stare in piedi nemmeno tirando fuori le mie doti di uomo ragno! L’unico modo per risalire da certi pendii sarebbe quello di aggrapparsi ai rovi, se non fosse che non si chiamano rovi per niente ed io alle mie manine ed alla manicure ci tengo… Vabbé, non è certo il caso di ridursi sempre come Scarface ad ogni gara brianzola, ed ecco allora che nella tratta 4-5, nella quale dovrei risalire tutto il vallone ad ovest, preferisco salire di livello affrontare i campi e girare il più possibile attorno al grosso vallone che corre da ovest ad est. Poco dislivello, molta moltissima strada percorsa, e passando dalla 8 vedo allontanarsi Stefano Mattiotti a buona velocità: talmente buona che non riesco nemmeno a stargli dietro anche se lui a già nelle gambe un terzo di gara in più di me; penso “Mi sa che ho appena visto passare il vincitore”… e infatti! (sono o non sono un tatticone?).

Alla 5 raggiungo Remo Ravasio. Con il quale percorrerò tutta la strada fino alla fine del percorso. O meglio: come nelle mie migliori tradizioni, ci incontreremo sempre in prossimità dei punti ma avessimo fatto una (una!) scelta identica in tutta la gara. Varrà a stessa cosa quando saremo raggiunto da quell’ottimo runner che è Marcello Baroni. Remo e Marcello sono compagni di squadra e corrono entrambi più di me e vanno via di conserva, con il pesante impiegato milanese a rincorrere cercando di limare tutti i centimetri del percorso per stare vicino al loro ritmo. Sull’ultimo punto mi salva il fatto che non voglio andare a sbattere ancora nei rovi (in fondo ho salvato la tuta che ha solo qualche macchietta rossa di sangue qua e là) ed il mio giro largo mi fa guadagnare sulla coppia bergamasca un paio di minuti. Chiudo al quinto posto una M40 che p in pratica una M35B, e sono soddisfatto.

Tra ieri ed oggi ho avuto il tempo, nonostante il lavoro, di scrivere i pezzi per la gara di Besana, di Canonica ed ora anche il blog. In mezzo, stamattina, un altro “pezzo” orientistico ma per fortuna non sembra che sarà necessario editarlo. Ah! Come si vede che sono finalmente tornato a casa: Lussemburgo bye bye…

Sunday, November 09, 2008

Questa volta il pezzo che vado a scrivere per il mio blog ha avuto una genesi un po’ tribolata. L’argomento? Le elezioni Fiso.
Era da qualche tempo che volevo scrivere qualcosa su questo tema, per la precisione da quando hanno cominciato ad uscire i programmi dei tre candidati. Dopo averli letti mi ero trovato sulla pelle qualche “pulce” che mi mordeva e volevo scrivere qualche domanda aperta (a nessuno in particolare) e tirare fuori qualche argomento che mi stava sul groppone.
Di solito mi trovavo ad avere degli spunti gagliardi per un buon pezzo nel tragitto lavoro-casa o pià spesso di questi tempi lavoro-hotel… arrivato a casa (o, più spesso, in hotel) lo spunto gagliardo era sparito nel nulla lasciandomi in testa delle frasi mosce come un budino scaduto o una crescenza di quelle con lo sconto del 50% da tanto che sono acquose.

Gira che ti rigira, passa un giorno dopo l’altro che ti ripassa, siamo arrivati alla giornata elettorale ed io non avevo ancora scritto niente. Così venerdì sera ho deciso che sarei andato a dire la mia direttamente in Assemblea. E sabato pomeriggio ho scritto il pezzo per il blog. Che cominciava così:

*** come doveva essere il pezzo ***

“Alle ore XXXXXX è cominciata ufficialmente in Fiso l’era XXXX”.
Se fosse toccato a me scriverlo per il sito Fiso, senza badare troppo all’enfasi avrei scritto questo. Il motivo, o uno dei motivi, per i quali la notizia non l’ho data io è data dal fatto che da qualche anno vado ripetendo che all’elezione di un nuovo presidente si sarebbero dovute resettare tutte le password di accesso alle news del sito: è una proposta del resto che avevo già fatto nel corso del quadriennio appena concluso, e non avrebbe senso se almeno io non cercassi di mettere in pratica le mie stesse proposte.

Spiegazione: resettare le password non era propedeutico ad un esercizio di censura o di centralizzazione delle news. Al contrario voleva aprire la strada al fatto che chiunque (dirigente o collaboratore) avesse avuto una nuova password, sarebbe stato messo al corrente delle poche “regole della casa” che già ai tempi di Dario Rappo avevamo cercato di stipulare: inserire tutte e sole notizie firmate, sapere quali erano le notizie per le quali si poteva provvedere ad un inserimento diretto e quelle per le quali si sarebbe richiesta una copertura o una condivisione di responsabilità alla commissione stampa.

Ecc.ecc.

*** questo era l’inizio… ***

Come sono andate a finire le cose?
Innanzitutto che non ho potuto parlare in Assemblea. A causa dei tempi strettamente contingentati e della confusione (a tratti gazzarra) della prima fase assembleare, Beppe Ceresa ha consentito l’intervento dei soli “portatori di voto” (o dei candidati). Ho il sospetto che non sempre sia andata così, ma lasciamo perdere…
Comunque, quando tramite papà Grassi ho chiesto di potermi iscrivere a parlare, la risposta è stata No. Quando ho scoperto che in realtà avrei potuto parlare a nome della commissione stampa (in quanto ancora sull’organigramma Fiso c’era scritto che ne facevo parte) si era già compiuta la “relazione morale” di Ezio Paris, e con essa cessava ogni intervento da parte delle commissioni uscenti.

A questo punto la prima reazione p stata girarmi verso PLab e dire: “E allora che ci sono venuto a fare qui?” E la sua risposta non poteva che essere “Se ti decidevi prima, venivi tu a votare e potevi anche parlare!” (lui era il delegato al voto per l’UL).
Non sapendo quindi che fare, ho tirato fuori il pc , mi sono collegato in rete ed ho inserito il primo commento live sul sito Skodeg-O. Poi il dubbio: insomma, parlo tanto di regole della casa e io mi servo di uno strumento come il forum Skodeg-O (io che non sono quasi nemmeno una Skodega, perché non ho 30 punti in lista base e non ho fatto né Jukola né Blodslitet né Tiomila) così alla leggera? Sono andato a cercare Aaron Gaio per chiedergli se potevo continuare… ed in men che non si dica nel lato sinistro della sala si è formata una bella “crew”: Stegal, Smukfest (Aaron), Lorenzino, Cosim-O e PLab a commentare a ruota libera i vari interventi in quella atmosfera di “assemblea di condominio” che stava venendo fuori.
Infatti, appena Cristian Bellotto mi ha dato accesso anche al sito Er-team, il commento all’Assemblea è diventato “Dai vostri inviati all’Assemblea di condominio”.

Alla fine di una assemblea turbolenta, il resoconto di massima è quello riportato sul sito Fiso. A firma… Stegal! Ma come?!? Che coerenza… restituisci la password e poi? E poi è venuto fuori che le collaborazioni (tipo la mia) di fatto scadranno con il primo Consiglio Federale, sennò l’ordinaria amministrazione chi la fa? Che G. DeVito mi ha chiesto di scrivere la news sul sito. Che in fondo, non avendo parlato in Assemblea, potevo benissimo scrivere io il pezzo di annuncio dei risultati elettorali.

C’è però una cosa che volevo spiegare: che cosa avrei detto io all’Assemblea? Quali pulci mi erano rimaste addosso dopo la lettura dei vari programmi elettorali?
Insomma. Sono rimasto un po’ perplesso (direi “amareggiato” se non fosse che il termine è stato già usato abbastanza per oggi) per come nei tre programmi è stato trattato l’argomento “comunicazione”. O meglio, per come è stato ignorato ogni riferimento alla situazione attuale del lavoro sul sito Fiso. Tutti quanti hanno detto grandi parole su come la comunicazione vada riformata. Tutti quanti hanno detto grandi parole su come un obiettivo primario sia l’uscita di un nuovo “Azimut”. Nessuno però si è chiesto, o ha provveduto ad informarsi (con me o con chiunque altro ne fosse al corrente): quali progressi, Azimut a parte, ci sono stati in questi quadriennio? Come ci eravamo lasciati 4 anni fa e su quali basi possiamo poggiare adesso? E, soprattutto, quanto siamo stati realmente lontani da un “Azimut 2008”?

Tutti coloro (soprattutto gli orientisti) che fanno comunicazione sono convinti di farlo a pieno e meritato titolo, con pieno diritto e con indiscutibili capacità… Che questo sia universalmente vero, ho i miei dubbi. Avrei quindi voluto dire all’Assemblea e ai tre candidati che aver bollato come riformabile l’intera struttura della comunicazione in Fiso non rendeva secondo me giustizia al lavoro (sempre volontarissimo) di chi ha fatto si che sul sito istituzionale si passasse dai 35 articoli del 2000 (di cui metà dal Trentino, alcuni sui campionati a lunga distanza annullati ed altri copiati dalle newsletters), ai circa 180 (e siamo già a uno ogni due giorni di calendario) del quadriennio passato ai circa 350 (in pratica uno al giorno, con punta di 375 nel 2006) di questo quadriennio. Certo: alcuni amici direbbero che la quantità non fa necessariamente la qualità…
Certo: alcune amiche direbbero che non importa la dimensione ma come la si usa…
Ma la mia amica Ilona direbbe che “la dimensione conta eccome! Altro che storie!”. E quindi se in un anno ci sono 360 pezzi, metti anche che il 50%... il 60%... il 70%!!! (in pratica i pezzi di Stegal) siano tutta fuffa. Ma con quello che rimane, di base per Azimut ce n’è eccome. Ed io personalmente non vorrei tornare ad un bellissimo Azimut semestrale se poi i risultati dei campionati italiani li devo venire a sapere a distanza di una settimana dai compagni di squadra che erano lì a gareggiare, perché nel frattempo tutti stanno pensando ad Azimut.
Azimut di cui, nella mia cartella poggiata contro il muro della Cappella Farnese, c’erano i sommari dei primi due numeri e la proposta per il terzo numero.
Perché, potrebbe non sembrare vero, siamo stati secondo me realmente vicini ad avere un (o più di un) Azimut 2008 quest’anno. Ma se nessuno viene a chiedere a chi ci ha lavorato “a che punto siete arrivati?”, si rischia di dover ripartire ogni volta daccapo.
E se invece tutti si preoccupano di individuare le pecche nella “comunicazione interna”, il rischio è che vada a finire che la figura dei bamboccioni la facciano coloro che invece in questi anni hanno fatto il massimo che hanno potuto: forse non abbastanza per arrivare ai traguardi prefissati o desiderati dai tesserati, ma il massimo (ovunque questo porti) non dovrebbe essere mai disprezzato.

Invece niente. Niente intervento, niente discorsi all’Assemblea. E quindi mi sono sfogato sul blog.

E pensare che avevo anche trovato il modo per rompere il ghiaccio:
“Buongiorno a tutti, mi chiamo Stefano Galletti. Spero che mi scuserete ma, sapete, non sono abituato a parlare in pubblico con il microfono in mano…”