Stegal67 Blog

Wednesday, September 30, 2009

La prima parola che mi è venuta in mente è stata “Pazzo!”. ... forse no. >Forse la parola è stata “Razzo!. ... Neppure ... “Mazzo!” ??? Qualcosa del genere, non ricordo bene.
Quel che ricordo è stato il momento in cui ho aperto la mia casella di posta ed ho trovato una e-mail dalla Segreteria Fiso. Oggetto: “Convocazioni”. E dapprima ho pensato: “Mi avranno mandato qualche elenco di iscritti alla World Cup\raduno\puntinipuntini per scriverci qualcosa per il sito Fiso”.
Poi ho aperto l’allegato. Ho capito che si trattava del Nordic Match di Trail-O ad Helsinki, ed ho trovato il mio nome. E ho pensato: “Lazzo!”. O qualcosa del genere, non ricordo ancora bene.

Sono passati circa 20 giorni da allora. Quello che ricordo bene è la prima notte post-mail. Un incubo dietro l’altro. Ogni sogno aveva le sue lanterne da trovare nei modi più assurdi... in una scena addirittura cercavo di calcolare la tangente dell’angolo x di visuale (mi sono svegliato meravigliandomi del fatto che ancora ricordo le regole di seni e coseni).

E’ stata sicuramente una bella sorpresa, niente affatto preventivata ad inizio stagione. Dopo la prima notte la tensione ha cominciato a prendere il sopravvento ma, per fortuna almeno questa volta, due settimane di lavoro ai limiti del sopportabile hanno fatto si che le giornate scorressero via con poche deviazioni verso l’orienteering, ed il week-end del Nordic Match finlandese si è fatto vivo all’alba di venerdì 25 settembre che ancora stavo dando le ultime botte alle mie pesanti giornate lavorative.

Non starò a fare un resoconto completo, lanterna dopo lanterna, della mia esperienza finnica. Anche per scrivere queste poche righe, ho mandato a cuccia Sharon e sono ben presente sulla tastiera. Ovviamente devo ringraziare gli amici che da casa hanno fatto il tifo per me (per noi) ed i 9 che in Finlandia hanno sopportato le mie arie da cane bastonato (dopo la prima tappa)... soprattutto Rusky che è stato il mio compagno di cameretta nel bungalow di Rastbolle, ma anche Roberta “the coach”, Guido che ha messo insieme due tappe veramente imponenti dal punto di vista del risultato e comunque tutti quanti: Renato P. e Renato B., Marina, Alberto, Roberto e Giuliano.

Come esperienza, è stata unica ed irripetibile. Le gare, nonostante alcune divergenze di opinioni, hanno rappresentato per me il “tetto” rispetto a tutte quelle fatte finora. E su quel tetto ci ho ben sbattuto violentemente le corna già all’inizio della prima tappa, dopo due lanterne a tempo giuste (che mi hanno messo tranquillo) ed un primo punto abbastanza normale: i 12 minuti persi al secondo punto (sbagliato) hanno sbalestrato tutta la tattica di gara che da quel momento in poi si è giocata sul fattore tempo. Un fattore che nelle gare in Italia non avevo mai subito, e che invece in Finlandia mi ha sconfitto nella prima tappa: non c’era, infatti, presenza alcuna di quelle lanterne abbastanza facili, o almeno comprensibili con poche verifiche, che talvolta accompagnano le nostre gare. E’ stato impossibile per me recuperare il tempo perduto dopo che anche la 3 (giusta, ma poi annullata), la 4 (sbagliata), la 5 (giusta, ma poi annullata) e la 6 (giusta... e basta, per fortuna) si erano mangiate una gran fetta del tempo (95 minuti) e mi restavano solo 35 minuti per gli ultimi 11 punti, poi 9 per gli ultimi 5 ed infine 2 per gli ultimi 3... letteralmente “battezzati” come “B, B e ancora B”. Infatti erano rispettivamente “A”, “C” e “Z” :-( per una prima tappa veramente deficitaria.

Come ho fatto a partire tranquillo per la seconda tappa, con una simile premessa? Non lo so, o forse lo so eccome. Sarà stata la riunione tecnica guidata da Roberta che si è protratta fino alle 00.30 del mattino (con sveglia alle 6.00), sarà stato il lavaggio del cervello di Rusky... sta di fatto che domenica mattina sono partito ancora abbastanza tranquillo: due su tre nei punti a tempo, ma soprattutto la sensazione che il bosco mi stesse parlando una lingua diversa rispetto al giorno precedente. 4 lanterne giuste in fila, in mezzo alle rocce, poi un paio di errori ma... almeno rispetto al sabato avevo in entrambi i casi una risposta duplice (anche se poi sbagliata) e non la nebbia totale in testa. Ancora un paio di lantene ok, un paio di errori (gli ultimi) e poi un filotto di lanterne finali tutte esatte, a gestire al meglio l’orologio: 20 minuti per le ultime 5, poi 11 per le ultime 3, poi 3 minuti per l’ultima lanterna che era una “Z” palese ma che sono riuscito a controllare per 3 volte. E quando l’orologio ha segnato 119 minuti e 45 secondi sono partito per la discesa verso il traguardo, ho punzonato al volo la mia ultima “Z” e ho chiuso con 5 secondi di anticipo sul tempo limite.

16 risposte esatte su 21. Forse, per lo scenario inusuale nel quale ho gareggiato che mi ha ricordato in molto passaggi la carta di Torslanda... ovvero il 99° posto all’Oringen 2003... ovvero la mia più bella ori-gara di sempre, forse anche questa va segnata come la mia miglior gara di sempre nel trail-O. Soprattutto, sono arrivato alla fine tranquillo, stanco morto ma tranquillo. E più di ogni altra cosa ancora so che quel tetto si è alzato almeno di un palmo...
Non ero un campione sabato mattina, non ero un imbecille totale sabato sera. Ero solo e sempre io. E domenica ho spinto il mio limite tecnico un filino più in su. Cosa che voglio continuare a fare, passo dopo passo.

Tuesday, September 22, 2009

Da quando ho scoperto che il mio blog è letto anche da persone moooooooolto influenti... ho cominciato a pensare che dovrei essere un po’ più pitonato in certe mie esternazioni che possono risultare poco comprensibili a chi non mi conosce bene. Il fatto è che, come sempre, io non so mai che piega prenderà quello che andrò a scrivere sul blog.
E allora mi sono auto-censurato. O meglio, ho deciso che per un po’ non scriverò più sul blog. In attesa che l’onda di piena passi.

Il fatto è che non mi andava però di perdere qualche pagina del mio personalissimo ori-diario, e quindi ho trovato una soluzione: anziché scrivere io il pezzo, ho chiesto alla mia amica Sharon che mi segue in tutte le gare di scrivere lei, per una volta, il mio blog.
Anzi. Le ho dato carta bianca. Le ho dato la password del blog e me ne sono andato di là a studiare i miei scacchi. Può scrivere quello che vuole, io entrerò nel blog domani mattina per vedere come è andata a finire. Per la cronaca, lei si chiama Sharon D. Owen (non ho ancora capito per cosa sta la “D.”). Alcuni dei miei lettori aficionados la conoscono già... Vai Sharon!

***

Eccomi. Innanzitutto come prima cosa dico che mi piacerebbe poter raccontare le gesta di chiunque altro! Che ne so io... quel bel paciarottone di Giancarlo Simion che qualche gara la vince! Invece mi tocca seguire le gare di questo vecchio lardelloso... che poi seguire è una parola grossa... va talmente piano che qualche volta senza volere mi trovo davanti!
Ma lui niente. Lui mi dice “Ah! L’ho sempre detto io che l’orienteering da fermo è il mio sport”. E così mi è toccata andare in Friuli per due giorni. Speravo almeno in una cenetta a prosciutto San Daniele e vino... è finita a pizza e coca-cola :-(

Orienteering da fermo. Ma ne fosse almeno capace! Già sabato pomeriggio lo vedo partire per i primi punti a tempo... mi sono infilata alle sue spalle senza farmi vedere e mi sono accucciata alle sue spalle per capire se dava le risposte giuste. Il primo: una tragedia! E’ stato lì 50 secondi a studiare il punto più facile del mondo... e poi con quella vocina insicura... “dddD...”. Il terzo era di una banalità tale che me ne sono andata via schifata: dopo 50 secondi era ancora seduto che non sapeva che pesci pigliare! Sono convinta che se ce ne fosse stato un altro avrebbe avuto una crisi isterica...

Poi, dai!, devo dire che il mio Stegal non se l’è cavata male... se non fosse che come al solito si fa un sacco di pippe mentali, come sulla 18: che è stato lì almeno 20 minuti a cercare di capire se era A o Z. E andava avanti e indietro... e avanti e indietro... e avanti e indietro... un mal di mare da vomito! Se il cielo vuole alla fine ha raggiunto il traguardo: la più sorpresa di fronte alla classifica sono stata io... quarto posto??? Ma Babbo Natale è arrivato in anticipo? Non poteva regalargli invece un bel 6 al super-enalotto (le probabilità erano a favore del 6...).

Rapido cambio di scena. Domenica, mentre lui va alla segreteria a prendere la busta, io vado alle griglie per vedere chi c’è in M35... e non trovo il suo nome. Aho! Ma mi hai portata fino a Collerumiz di Tarcento (dico... Collerumiz di Tarcento!) solo per fare il trail-O? “No” mi risponde “sono nella griglia della M21...”.

Capito ‘sto idiota?!? Ha 42 anni e rotti, sfiora il quintale, dovrebbe stare sul divano a guardare la televisione (che non ha) e invece no! Emmeventuno! Ma che cosa ha questo nella testa? “Eh! ma è più divertente...” Ma che divertimento c’è a scapicollarsi giù per un bosco fitto e farsi superare tra la 3 e la 4 da Sbrizzi che partiva 3 minuti dietro? Che poi, se fosse stato per me, Sbrizzi con piffero che ci avrebbe preso così presto... Sono costretta a tirarlo fuori dal bosco per i capelli, e poi ad incitarlo sul prato dove sembra ci sia una micro-sprint, e poi a mandarlo su di corsa per il paese verso l’ultima collina. Ma adesso vi racconto quest'ultima prodezza!

Tratta 17-18 in salita. Il salame tira le ultime (“Eh! Ma la M21 è più divertente...”) e studia la cartina perchè vuole arrivare “memory” al traguardo sugli ultimi due punti. Studia, studia... testa bassa... da dietro lo vedevo e mi veniva voglia di avvisarlo... testa bassa, testa bassa... SBEMMMM!!!! Di faccia contro un albero. Poi non dite che è stata Sharon, che è tanto buona e cara, a lasciargli quei segni sulla guancia (chissà cosa avrà raccontato in ufficio...).

Dopo un paio di ore lo vedo partire per il trail-O. Risparmio le scene di panico sui punti a tempo. Sarei per dire “risparmio tutto”. Altro che orienteering da fermo: una ne fa e cento ne pensa! C’è una lanterna sul limite di vegetazione che è lì bella ovvia? “Z... perchè la lanterna è appesa ad un traliccio di cemento e non è piantata nel terreno...”. Zeta? Ma ti ascolti quando pensi? Ma sono stata costretta a venire a 400 km da casa per osservarti mentre fai queste cose? Lasciamo poi perdere quando ti ho visto tirare fuori la lente di ingrandimento per l’ultimo punto.. sbagliato, ovviamente! E per fortuna che almeno un paio di punti li ha fatti giusti perchè ci era appena passato in gara due ore prima...

E come va a finire? Che arriva sera e per finire la serata si mette a scrivere il resoconto delle gare, e giusto perchè vuole fare l’originale si mette a parlare di “grandi manovre”, di “generali e genieri”... Così quando gli chiedo: “Ma come ti è venuta in mente una fesseria... una trovata simile?” lui mi risponde: “in gara, mentre facevo il trail-O sotto il diluvio”. Ah, andiamo proprio bene... concentrazione a mille..:!
Adesso mi sono vendicata. Vediamo se avrà il coraggio di lasciarmi scrivere di nuovo delle sue prodezze o se cambierà la password. Tanto la verrò a scoprire ugualmente.

Un saluto da SHAron D. OWen.

Sunday, September 13, 2009

“Le immagini che mi resteranno nella mente sono quelle dei tre ragazzi. Perchè hanno fatto qualcosa che a loro è sembrato normale, ma che per il resto del mondo sportivo (e non solo quelo sportivo) normale non è”.

Uno di questi giorni mi metterò di buzzo buono a scrivere il pezzo sui Campionati Italiani di Monte Moria. Sarà dedicato, perchè così mi è stato chiesto, agli “altri”: ai master ed ai giovani. Gli Elite sono già coperti, no? Così scriverò un bel papiro di lunghezza inopportuna e dal contenuto incoerente sugli “altri 650” che hanno gareggiato ed assistito e sofferto e gioito insieme a me. E spero di non essere troppo invadente ma ci sarà uno spazio per quei tre giovanotti e giovanotte che sabato hanno fatto qualcosa che non dovrebbe essere sbalorditivo... ma sbalorditivo lo diventa per forza in questo mondaccio cane nel quale vige la legge del più prepotente e del più arrogante.

NOTA POST COMMENTI, E-MAIL E DUE TELEFONATE: "...questo mondaccio cane...", "... prepotente..." e "...arrogante..." si riferiscono al mondo che c'è fuori dal bosco e dalle 31 lanterne.
Mondo sportivo e mondo inteso in senso generale.
Un "mondo sportivo" che manda in onda 365x24 il calcio dei p...anieri e delle v..ine (perchè c'è anche un calcio diverso) e non lo sport della passione e della fatica.
Un "mondo generale"... e qui mi fermo, ognuno faccia nella sua testa le considerazioni che vuole.
Ma se devo mandare a quel paese qualcuno, nel mondo del bosco e delle 31 lanterne, non mi servo del blog e non mi servo di frasi criptiche: e quando parlo dei miei gomiti intendo dire che li ho usati, e bene, in un campo 26x14 metri con i due canestri a 3 metri e 5 centimetri :-)

Lo so, ok... sono un inguaribile romantico. Mi sarebbe piaciuto, col senno di poi, aver trascorso una gioventù sportiva rilassata e “sportiva” appunto... ma mi è toccato di lavorare di gomiti già a 12 anni (sempre per favorire la altrui carriera). Così quando vedo di persona certi comportamenti mi vien da pensare che ci sia sempre una speranza... che alla fine ci sia sempre il sole, come cantavano gli Stranglers in una delle canzoni che SlamMasterJ Corrado Arduini ha infilato in questi due giorni.

Due giorni? 35 ore, a voler essere precisi.
Sabato sveglia col buio, ore 5.15. Caffé doppio in autostrada e alle 7.30 circa sono al ritrovo di Monte Moria. Alle 8.15 Gengo, Pillo, Pandora e Enrica mi danno il via e sono nel bosco per la mia M40. Obiettivo: finire alle 9.50 massimo per poter dare il via ufficiale al Campionato Italiano. Mica facile. Monte Moria, lo dico subito, non è proprio il bosco dei miei sogni. Troppo poco bianco, troppo invadente. Se le tratte sono brevi, ok, posso prendere il verde 1 e 2 a testate e scaraventare la panza oltre l’ostacolo... ma sulle tratte lunghe so già che dovrò morire.
Tattica di gara: correre come una lepre quando posso, rallentare a dismisura sui punti per non sbagliare. Radar in funzione, primo punto “alla Batman” (direi 1’40”) sulla punta di un avvallamento. Secondo e terzo punto sono ancora ok, il morale va su... anche i piedi vanno su per la 4, ad incrociare i miei stessi visibili piedi in uscita dal punto 1: il bosco è secchissimo, si vedono già le mie tracce! (diventeranno autostrade)

5 o 6 minuti di “ratata” al punto 4, che sbaglierà anche qualche Elite, e quindi la tattica diventa di sopravvivenza, anche perchè fin qui è stata solo discesa. Sul lungo trasferimento 5-6 si scende ancora di più... so già che la salita arriverà e farà tanto male! Il loop 6-9 è abbastanza facile, anche se trovo un sentiero non segnato in carta e devo capire per un paio di minuti almeno cosa farne prima di escluderlo dai miei pensieri. Salitazza alla 10, poi alla 11 e giro sulla parte nord della carta. Per la 13 uso la strada proprio per far andare le gambe al massimo, così sbarco sull’ultima sequenza di punti in linea di galleggiamento per il mio obiettivo. Stacco mentalmente a questo punto, le lanterne finali sono in salita ma non sono complicate: arrivo alle 9.45 in 1h29’33” e mi va bene così.

Nelle 5 ore successive (6 contando le premiazioni) sarò abbastanza preso a cercare di non perdermi gli arrivi importanti. Ma fanno tutto gli\le Elite, che in pratica cominciano ad arrivare quando tutte le categorie o quasi (salvo, mi pare, W14 e una Mmaster) hanno finito. Il che mi consente di assistere, appunto, ai 3 episodi che andrò a citare.

Il mondo orientistico ricomincia a girare vorticosamente domenica all’alba. Alle 6.45 suona la sveglia di Tommy Civera (ma già da una mezz’ora almeno ci si girava nel letto ... e tra me, Tommy, Pillo e Marco C. il pensiero era “dai! Non può essere già l’ora di alzarsi). I primi ad uscire sono i posatori. Alle 7.50 prendo il via io: Simone mi allunga la carta direttamente in segreteria ara ed io mi fiondo col cronometro già azionato in mezzo alle tende dove qualcuno dorme (eh già! Parto all’alba, da solo, e parto pure 200 metri più indietro!!!). Prime due lanterne “alla Batman” ma stavolta il compito è più facile: sono terzo frazionista di una open che non ha il primo frazionista... in pratica mi faccio un giro nel bosco per allenamento. E’ una open e non è difficile, con qualche passaggio anche in zona parcheggio camper. Per la 8 decido per una scelta molto conservativa: anziché buttarmi sulle curve di livello decido di allargare la linea d’azione per non perdere quota, usando ancora la strada: mi tocca così passare in mezzo a tutti quelli che stanno andando al ritrovo (credo che mi abbiano sentito arrivare perchè stavo sacramentando sulla seconda parte di gara... quella che avevo ancora da fare).

Passaggio al punto spettacolo e scontro frontale col verde duro per andare verso la 10. E’ qui che, ancora una volta, stacco del tutto. Sono le 8.20 circa e il compitino prevede solo di arrivare entro le 9.00: sono in netto anticipo sulla tabella di marcia e comincio a camminare anche quando potrei metterci un minimo di vigore in più. Mi fermo persino qualche secondo a pensare che il boschetto vicino al mio punto 10 sarebbe l’ideale per una mikrosprint!
Dopo il loop di 3 lanterne finali lascio andare il peso per affrontare di nuovo il verde 2 con la gravità a mio favore... e ‘sto verde 2, bastardo!, mica si sposta!!! Gli occhiali volano di nuovo (non avevo detto che avrei cercato una soluzione?) ma ormai sono uno specialista, o sono solo fortunato, e li ritrovo subito. Tempo finale 47’57”. Il mio week-end di gare è finito. Adesso, penso, tocca agli altri.

Non è stato facilissimo seguire le staffette, ma dopo una trentina di minuti di sbalestramento credo di essere riuscito ad indovinare quasi tutti i passaggi. Sicuramente mi sono perso le W55 e non ho voluto dare molta enfasi ai master, preferendo dedicare più spazio ai giovani. La staffetta Elite maschile si è chiusa praticamente in prima frazione (che super-Manuel-Negrello!), e appena stavo per mandare in giudicato anche la WElite ecco che dal fondo del prato han cominciato a volare stracci e cartine: Carlotta aveva ripreso quasi 3 minuti a Sabine, così che Nicole e Christine sono partite insieme per l’ultima frazione. Avrebbe potuto essere un finale di fuoco infernale, ma evidentemente era destino che la medaglia prendesse la strada del Primiero senza troppa suspence: Nicole ha volato la prima metà gara e ha chiuso i giochi.
Ed è stato un bene per le orecchie dei presenti (e per la mia voce) perchè mi han detto che nel momento dell’arrivo di Carlotta e Sabine insieme devo aver alzato il volume a livello “qualificazioni\finali middle ai JWOC”.

Adesso devo trovare il tempo di scrivere quel famoso pezzo. Il finale lo avete già letto: mancano solo le prime 5 o 6 pagine... :-)

Tuesday, September 08, 2009

Tre gare in 36 ore e centinaia e centinaia di chilometri sul groppone. Forse il giorno in cui rinuncerò a qualche gara per via delle ore di automobile potrò essere considerato un orientista normale. Per ora mi accontento dell’appellativo di “matto” che ho raccolto a profusione tra venerdì sera e domenica!

Venerdì sera, appunto, ho avuto l’ardire di presentarmi alla terza tappa del “Fra.G.Ori” di Breganzona (Lugano – Canton Ticino) armato di un paio di calzoncini... e basta. D’altra parte non arrivavo da casa e avevo dovuto mettere assieme un bell’”operativo viaggi” per arrivare in tempo in Svizzera, compreso un “quasi autostop” appena al di là del confine. Tuta da ori, si-card e bussola sono rimaste in Italia, ed i miei compagni di squadra dell’Aget hanno dovuto sopperire alla mia miserevole attrezzatura...
Su queste gare in Ticino, in centro storico, aprirò un capitolo molto presto. Quest’anno ho preso parte solo a 4 gare in Ticino, tutte e 4 sprint, tutte e 4 in città, tutte e 4 organizzate dall’Aget Lugano, tutte e 4 veramente belle e appassionanti.
Tutte e 4, soprattutto, in grado di procurarmi qualche guaio se solo avessi divulgato quello che, di getto, ho scritto dopo le prime tre occasioni (i files sono sul mio desktop, ma per il momento me ne guardo bene dal pubblicarli); diciamo che ce n’era abbastanza per mettermi nei guai: a) con il mio Comitato Regionale; b) con la mia Federazione; c) con l’intera nazione non orientistica.
Diciamo solo che ho visto e scritto di cose che rappresentano per me un modo ammirevole, non solo di fare orienteering ma addirittura di intendere il legame col territorio; Bibi mi è testimone, e credo che anche lei si ricordi di un episodio sulla cantonale di Lamone che ci ha lasciato veramente a bocca spalancata...

Sulla gara, posso solo dire che è stata la migliore delle tre tappe di “Fragori”. Quando al minuto -1 ho visto la carta ci sono rimasto male: sembrava un paesino male in arnese con una strada che andava ed una che tornava... piccolo dettaglio: le due strade erano collegate da tracce di sentiero mica facili a vedersi, da “passaggi segreti” veramente insidiosi, il tutto a collegare piccoli nuclei labirintici con un sacco di portici nascosti ed irregolari nei quali Ina Tsicovich, la tracciatrice, ha messo ogni volta un grappolo di punti. Davvero spettacolare: 27 minuti spesi benissimo, in termini di divertimento, seppur spesi malissimo a livello atletico (d’altronde... dopo il viaggio...), nei quali ho pagato soprattutto la salitazza mostruosa al gran premio della montagna a 4\5 di gara. Alla fine 11° posto finale, il peggiore nelle 3 tappe, ma ho mantenuto il 5° posto in classifica generale seppure per il rotto della cuffia... Per l’anno prossimo consiglio veramente il Fragori a tutti gli amici che stanno a queste latitudini: gare ad atmosfera famigliare ma organizzate benissimo, ogni volta più di un centinaio di orientisti a darsi battaglia, ogni volta un borgo nuovo da visitare e di cui restare piacevolmente sorpresi.

Sabato. Si torna nel labirinto. Il labirinto sta in Val di Non, in fondo ad un viaggio stile Odissea, e si chiama proprio “Fondo”. Per fortuna (mia) che ci ho già corso ai Campionati Italiani Sprint del ... 2003 ? Senza questa esperienza, già in partenza non avrei saputo nemmeno che pesci pigliare! Fondo si estende per il lungo, per il largo, per l’alto! E forse anche per una quarta dimensione!!! Quella nella quale mi sono trovato 10 secondi dopo la partenza, quando nemmeno per un millesimo di secondo ho capito dove mi trovavo, dove stavo andando e persino in che direzione ero girato!!!!! La mia scelta (vincente, se non altro perchè mi sono cavato d’impaccio...) è stata quella di continuare a correre direttamente in discesa: sapevo che prima o poi sarei finito nella piazza centrale di Fondo o in una strada che lì confluiva, e quindi in direzione del punto 1. Così è stato, ed almeno sono entrato in carta...
Primi punti nei sottopassaggi, nelle zone “multilivello” delle aree lungo la strada per Sarnonico (sul sito di Alessio Tenani c’è la carta col percorso, ed è la mia visto che ho gareggiato in MA...), e poi ancora tanti punti nella parte alta col boschetto che non avevamo esplorato nel 2003. Finale in mezzo a tanti saliscendi che mi costringono spesso a camminare verso un’altra classifica da poco meno di 30 minuti. In mezzo ad una compagnia di Elite, superElite ed amici per nulla fermi in questo tipo di gare, sono addirittura soddisfatto di essermela cavata con poco (ma con tanto divertimento).

Domenica. Dopo una notte di sonno beato nel mio lettino di Coredo (quello che finisce un metro oltre la fine dei miei piedi). Predaia. Si torna veramente a casa. Una casa un tantinello sul complicato andante...! Per chi non lo sapesse, sulla carta della Predaia ci sono alcuni bei sentieri ben fatti, ben marcati, ben visibili... Alla partenza sulla carta-demo fatta vedere da Claudio Valer al minuto -1 si intuisce solo una cosa: quei sentieri e la M35 stanno in due emisferi ben distanti tra loro.
Parto cauto che più cauto non si può: è impossibile leggere i giallini ed i verdini perchè in questi anni si saranno cambiati di posto e di forma almeno 10 volte. E quando penso di essere entrato nell’avvallamento che contiene il mio punto.. .ecco una lanterna in fondo al mio orizzonte: l’impiegato panzottello è lento ma è in carta. Fino al punto 5 mi sembrerà di andare nel bosco con il radar: leggo ogni curva del terreno come se fosse un libro elementare e la bussola è un laser. Molta fiducia... troppa! Infatti per il punto 6 (appena si torna nella zona con due sentieri in croce... te possino!) prendo una cappella micidiale e vago per parecchi minuti in una zona che non ci azzecca nulla con il mio sesto punto. Il tempo di raccapezzarmi e di trovare bene il 7° punto che di nuovo sull’8° sono nei guai, in buona compagnia visto che ci sono intorno almeno 5 o 6 orientisti che cercano una buca “4x2” che mi sembra molto più piccola e meno evidente di quanto riportato nella descrizione.
Al nono punto arriva Rudi “no limits” Mair, ed è un bel vederlo andare: avanti (9° punto), poi di fianco a destra (10°), poi avanti (11°), poi improvvisamente me lo trovo alle spalle per il 12°. Forse per questo alla fine Rudi verrà a fare quattro belle e sportivissime chiacchiere col sottoscritto, a confrontare scelte e decisioni di un percorso difficile che mi ha consentito (anche se per poco) di restare a contatto con un mostro sacro della categoria.
Al 13° punto, mi sovviene che non ho ancora fatto nulla di remarkable... Il 14° punto è a circa 400 metri, che si potrebbero fare ad azimut in bussola, oppure ci si potrebbe appoggiar ad un sentiero a destra ed entrare in costa... decido per la prima soluzione, ricordandomi del famoso (per me) “Ma chi sei?!? Batman?!?” che mi lanciò Andrea “ori-master” Segatta nella edizione 2008. E con una litania a mezza voce “.. .sono Batman... sono Batman... sono Batman...” mi butto giù per la collina nel bosco di Sfruz, in bussola. Quando la lanterna mi compare in mezzo agli occhi quasi non ci credo ed esplodo in un “SI... io SONO Batman!!!” che si smorza appena vedo arrivare uno junior dalla mia sinistra. Se mi ha sentito sono rovinato...
Nel finale di gara qualche problema al punto 16 (lì ho avuto effettivamente qualche difficoltà ad interpretare la carta) e poi più nessuna difficoltà fin quasi alla fine. Per il penultimo punto mi porto dietro Harald Bertoldi in un attraversamento sanguinoso ed eterno di un verde niente affatto malleabile. E sono fortunato perchè ad un certo punto perdo gli occhiali (devo trovare una soluzione!) che cascano praticamente in braccio al papà di Helga!
Alla fine 1 ora, 37 minuti e 50 secondi. A 20 secondi da Andrea, ma mentre nel suo caso il tempo non è sufficiente a dare l’idea di una prova efficace, per me quel tempo è tanto grasso che cola e tanta soddisfazione per aver affrontato ancora con una buona prestazione (buona per me) una delle carte più difficili d’Italia.

Seguirà un viaggio di ritorno abbastanza allucinante (la pena del contrappasso per essersi fermati a godere del sole della Predaia fino all’ultimo momento utile...), cui seguirà peraltro un lunedì mattina che ricorderò davvero a lungo.
Ma di questo ci sarà occasione per scrivere ancora, come ha scritto nei commenti all’ultimo pezzo una “anonima fan” che forse ho identificato :-)