Stegal67 Blog

Thursday, October 08, 2009

Avevo in mente una serie di incipit diversi per la finale di Coppa Italia di Vallombrosa: “Chissà se un giorno qualcuno mi troverà stecchito nel bosco” oppure “Stanco! Troppo stanco per fare la differenza!”. Alla fine ho deciso per qualcosa di più ottimista...

“Le virtù taumaturgiche del primo punto di Vallombrosa”

Antefatto. Nella settimana precedente la finale toscana, ho fatto più chilometri di un camionista turco sulla linea Perpignan-Smirne, ho fatto più ore di lavoro di un pakistano a Londra, ho avuto addosso più pressione di una pallina colpita da Federer. Il colpo di grazia è arrivato dalla strada (diciamo non proprio una freeway) che mi ha portato a Villa Pitiana.
Una notte non proprio tranquilla, con annesso svenimento quasi-multiplo, ed un risveglio traumatico all’alba con stomaco chiuso + impossibilità di nutrirmi a sufficienza sono stati il preludio ad una mattinata nella quale mi aspettava il percorso M40 di Adriano Bettega (su 1:15.000!) e la gestione dello speakeraggio.

Avendo la possibilità di parlare con il medico di gara, che era sull’auto con me lungo il tortuoso tragitto verso l’abbazia di Vallombrosa, ho cercato di capire se (per caso) non avesse una pillolina miracolosa che mi consentisse di essere in forma per la gara e per il post-gara, e magari che mi facesse anche correre veloce come Rigoni! (il doping... quando ci vuole ci vuole!!!) Non volevo ripetere l’esperienza di Bedolpian 2008, gara di cui ancora non ho ricordi di sorta nonostante ancora a Vallombrosa qualcuno mi dicesse “ci siamo incrociati”...

Il risultato è stato una permanenza per una decina di minuti nella tenda-infermeria a farmi provare pressione, battito cardiaco, riflessi... ed un sentito e ripetuto consiglio di rimanermene in tenda e lasciar perdere tutto quanto. Un attimo di distrazione del doctor... e voilà sono già sulla jeep della Forestale che mi porta in partenza! Un po’ sbalestrato (io, non la jeep...o forse anche la jeep) ed un po’ imballato (la jeep... e forse anche un po’ io). Continuo a ripetermi che non voglio ripetere l’esperienza di Bedolpian 2008, anche se non so bene se e quanto sarò in sentore nel momento in cui dovessi sentirmi ancora male.

Eccomi. Sono in partenza. Ester mi passa la cartina e mi da il via alle 8.42. Le orecchie rimbombano come se fossi in una camera d’aria, la visione è un po’ tubolare... Il compito è arduo: essere all’arrivo in un’ora e quindici minuti. Il primo punto non sembra difficile: scendo lentamente lungo le curve di livello per evitare ogni forma di risalita, e dopo 3 minuti attacco la zona punto. Vedo un grande avvallamento, quasi una specie di cava, e mi sembra di riconoscerlo come quello che sovrasta la roccia col punto. Che, puntualmente, è lì a 10 metri da me. Punzono.

E, improvvisamente, tutto torna tranquillo. Le orecchie non rimbombano più, la visione oculare diventa perfetta. Il bosco sembra bellissimo, le gambe hanno voglia di lasciarsi andare... ed il secondo punto non è così lontano. Attraverso una zona di verde 1 lungo una traccia che mi mantiene i cespugli ben distanti, e poco dopo sono al secondo punto.
Poi il terzo punto, tutto in discesa. Per il quarto opto per risalire di una curva e rimanere nella zona pianeggiante sopra gli avvallamenti. La consueta traccia nel verde mi consente di attaccare 5 e 6 stando in curva di livello. Per la 7 si scende ancora, così per la 8 che affronto “alla Batman”... e la lanterna mi corre incontro festosa e mi consente di lasciarmi andare in un altro “Si! Io sono Batman!” tanto non mi sente nessuno (i vantaggi di correre all’alba).

Insomma... il percorso M40 di un già-campione-italiano (Oscar) è qua
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfVGJmbgccw9fXDISQn6d5ahTIGQwlfbAkQfnhadZ9qaUNeK_E4DAyULgwmjWepqk47aCpDY06rEieJbwSUQYiHwnlXOIgOwtD17rxAb5GGMfvXDUx9u7iiwlNqMEyNxcrPBaMJA/s1600-h/Photo002+percorso.jpg
I primi metri in salita li farò in uscita dalla 10, ma solo per uscire dall’avvallamento e francamente fino alla 15 non troverò salita (a meno di non voler considerare come tale un paio di curve in 400 metri di strada...). Soprattutto, non avrò più un pensiero negativo sul mio stato di forma, non avrò più problemi. Troverò sulla mia strada dei caprioli e persino una famiglia di leprotti più perplessi che spaventati, ed avrò modo di dare a metà del mio cervello (l’emisfero delle fantasie) la soddisfazione di pensare “Si! Sembri proprio Rigoni!”... così l’altra metà del cervello (quella razionale) può rispondere “Hai una vaga idea di quanto veloce andrà Rigoni in questo bosco???”.

Poco importa. Riesco a venire a capo del finale in salita ed alle 9.56 sono al traguardo. Il risultato non è importante. Il fatto che ancora una volta il bosco mi abbia guarito dalle fatiche del lavoro... questo si che è importante! Le energie rimaste (poche) le dedicherò a cercare di tenere compagnia agli atleti prima e dopo la loro gara... con un ringraziamento speciale a Marino Cipriani che, bottiglietta di grappa alla mano, è venuto a soccorrermi nel momento in cui stavo cedendo per evidenti limiti fisici.

Ma era solo un esaurimento fisico, non mentale. La testa, quella me l’ha messa a posto il primo punto del bosco di Vallombrosa. “Rimedio Bettega”. Da brevettare.

5 Comments:

At 9:47 PM, Blogger Galimba said...

Pensa che invece il primo punto l'ho proprio ciccato! Forse colpa della mega fiorentina mangiata la sera prima...Stephen al contrario ha fatto una delle sue migliori gare...e come sai è vegetariano!!

 
At 12:18 AM, Anonymous Anonymous said...

quello che stavo cercando, grazie

 
At 5:42 AM, Anonymous Anonymous said...

imparato molto

 
At 6:24 AM, Anonymous Anonymous said...

imparato molto

 
At 6:25 AM, Anonymous Anonymous said...

imparato molto

 

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